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7 Marzo 2023

Martedì della II Settimana  di Quaresima – 7 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Is 1,10.16-20; Sal 49 (50))

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23, 1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:

«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Riflettiamo insieme

Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere… Gesù è schietto: c’è un problema di testimonianza, di coerenza, di concordanza tra ciò che viene insegnato da scribi e farisei e ciò che loro stessi praticano. È il rischio dell’ipocrisia religiosa: una malattia a cui tutti siamo esposti e da cui tutti dobbiamo fuggire.

Gesù ci invita ad un cambio radicale di pensiero: anche se il loro agire non è coerente con ciò che predicano, voi, praticate e osservate tutto ciò che dicono. Tante volte ci giustifichiamo dicendo: se non lo fa lui/lei che è… perché dovrei farlo io! Ecco, Gesù va contro questo pensiero malvagio, contro questa giustificazione che ci immette nella stessa via peccatrice di chi dice e non fa. Si tratta di rompere la struttura di peccato mantenendo la comunione con Dio, anche quando ci sarebbero mille scuse per fare il contrario. Si tratta di recuperare il fondamento e la motivazione del mio essere e agire da cristiano: non “faccio perché gli altri mi lodino ma perché questo è il mio modo di amore Dio. 

Preghiamo insieme

Signore Gesù, donami la capacità di non trovare giustificazioni al mio peccato ma di chiamarlo con il suo vero nome così da sfuggirgli e rimanere sempre in comunione con Te. Amen. 

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