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Ven. P. Pio Dellepiane

Originario del quartiere Marassi di Genova, il venerabile padre Pio Dellepiane (all’anagrafe Pio Edoardo Natale) nacque il 4 gennaio 1904. Suo padre, Pio Maria, dopo la morte della prima moglie che gli aveva dato due figli, sposò in seconde nozze Carmela Maria Giuseppina D’Angelo; i coniugi ebbero altri 10 figli, il primo dei quali fu il Venerabile. I Dellepiane vivevano una sana religiosità, che tramandarono ai figli attraverso i sacramenti e la frequentazione della Parrocchia, S. Margherita V.M., officiata dai Padri Minimi di san Francesco di Paola fin dal 1619. Il Venerabile fu battezzato il 10 gennaio, a pochi giorni dalla nascita; nel maggio del 1914 ricevette la prima comunione e a luglio la cresima. Essendo catechista, la madre stessa impartì l’educazione religiosa ai figli, pur lasciando che frequentassero attivamente la vita parrocchiale. Compiuti gli studi primari, il giovane Pio, che cominciava a maturare una vena artistica che l’accompagnò anche negli anni a venire, fu ammesso all’Accademia delle Belle Arti. Vincendo l’iniziale resistenza della madre, che lo riteneva di costituzione fisica troppo gracile per farsi carico del voto di vita quaresimale che richiedeva l’Ordine dei Minimi, nell’ottobre del 1924 abbandonò gli studi per entrare in convento. Nel 1926, dopo un anno di noviziato preso il Convento Gesù-Maria di Genova, emise la prima professione. Mentre portava avanti con profitto gli studi teologici (1926-1930) pronunciò la professione perpetua (1929).

Il 14 giugno del 1930 venne ordinato sacerdote dal Card. Carlo Dalmazio Minotretti a Genova e da allora iniziò a compiere il suo apostolato alternandosi in diverse sedi: Rimini (1931-33; 1948-48; 1958-70), Roma (1933-48; 1953-55), Montefiore Conca (1949-53) e Massalubrense (1955-58).

Padre Pio Dellepiane, nello svolgimento delle sue mansioni, condusse una vita irreprensibile, animato da virtù maturate in spazi difficilmente accessibili: nell’intimità del confessionale, nel silenzio della cella del convento, nelle periferie, impegnato in opere di carità verso gli ultimi, senza voce. Molto amato dalla gente, che lo prediligeva per le sue qualità oratorie e di introspezione, svolse un’intensa vita ascetica fatta di preghiera, di meditazione e di penitenza, conformemente a quanto richiesto dal suo ordine religioso.

Ritornò a Roma nel 1970 come superiore del convento di Santa Maria della Luce in Trastevere. Nel gennaio del 1974 ebbe un primo collasso fisico e un notevole peggioramento dello stato di salute a cui seguirono i ricoveri presso l’ospedale e altre case di cura. Escluso un breve periodo di permanenza presso il Collegio internazionale dei Minimi all’Eur in Roma, passò gli ultimi due anni di vita presso l’abitazione della sorella. Morì il 12 dicembre del 1976.