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25 Marzo 2023

Sabato – Solennità dell’annunciazione – 25 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Is 7, 10-14.8, 10c; Sal 39 (40); Eb 10, 4-10)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Riflettiamo insieme

Nella solennità dell’Annunciazione il nostro cuore è invitato alla gioia perché richiamato al commuovente mistero dell’Incarnazione. La Lettera agli Ebrei ci dice che il Figlio di Dio pronunciò il Suo “Eccomi” al Padre e si incarnò per fare la Sua volontà (cfr. Eb 10,5-7) e, da parte sua, similmente fece Maria.

Non è possibile somigliare loro se il perché del nostro “Eccomi” non è il frutto di una profonda considerazione di questo amore divino. San Pietro, negli avvenimenti precedenti la Pentecoste, ne è un esempio concreto: il suo zelo era autentico ma non radicato in Dio, e per questo fu incapace di realizzare i suoi propositi.

Cosa ci dice dunque il Signore? Che Egli si è incarnato non perché vittima delle circostanze, ma per spingere l’uomo ad accogliere una redenzione che, mediante Suo Sangue e il mirabile esempio della Sua vita, fosse anche capace di elevarci alle vette della virtù.

Solo immergendoci in tale amore possiamo accostarci con piena fiducia al trono di Dio, al fine di sperimentare la Sua dolcissima grazia (cfr. Eb 4.16).

Preghiamo insieme

Maria, dolce madre del Cielo, ottienimi dal Signore la grazia di non deluderLo mai: possa io renderLo felice come tu hai fatto, nei tuoi giorni terreni.

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