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Tag: natale

NATALE DEL SIGNORE 2022

“E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14)

La Comunità dei Frati Minimi in Sant’Andrea delle Fratte augura a tutti voi di accogliere nel proprio cuore l’immensità del mistero dell’amore di Dio, rivelatoci nella candida gloria del Bambino di Betlemme.

La Madonna del Miracolo vi accosti al suo Divin Figlio affinché godiate ora e sempre dell’ineffabile felicità dei figli di Dio.

P. Giacomo M. D’Orta e la comunità

La luminossissima festa del Santo Natale!

San Francesco di Paola: il Natale e San Giuseppe

Nelle riflessioni che stiamo dedicando al confronto tra le figure di San Giuseppe e San Francesco di Paola (Vedi riflessioni “Come due binari: paralleli e concordi”), si dice espressamente che, “ripercorrendo un po’ tutte quelle che vengono chiamate le fonti minime, non si trova mai citato in modo diretto o indiretto il nome di San Giuseppe”. Tuttavia, si afferma anche che “possiamo trarre dalle fonti alcune piccole notizie che ci aiutano a ipotizzare che San Francesco di Paola non abbia totalmente ignorato lo Sposo di Maria”. 

Dobbiamo, adesso, colmare il debito che abbiamo contratto con queste affermazioni cercando di illustrare quali possono essere queste piccole notizie che troviamo nelle fonti minime e che ci parlano della riflessione che San Francesco di Paola ha fatto sul Natale e conseguentemente su San Giuseppe. 

Nella Regola che San Francesco di Paola lascia ai suoi frati, ci sono dei superlativi che ci esprimono qual era la considerazione che il Santo riservava al mistero del Santo Natale. Ed è proprio da questi superlativi che dobbiamo partire per cercare di investigare questo campo che ci siamo proposti. Egli, nella terza stesura della Regola ed in occasione delle indicazioni circa il digiuno che i frati devono osservare durante l’anno, scrive: «Si daranno ancora al digiuno, […] sino alla solennissima (praeclarissimam) festività del Natale, e tutti i mercoledì e venerdì del l’anno, esclusa opportunamente l’ottava delle luminosissime (clarissimis) feste della Natività del Signore degli eserciti e […]»[1].

Due indicazioni impercettibili, inserite in un contesto molto circoscritto, che mettono in luce come il Paolano vedesse il mistero dell’Incarnazione e quale risalto egli dava alle solennità ad essa collegate. Per Francesco, il mistero del Natale, unito a quello dell’Annunciazione, costituiva un prezioso fondamento alla sua spiritualità penitenziale[2].

Scrive il Morosini: «[S]e cerchiamo di capire la sua vita interiore a partire dai suoi riferimenti al mistero dell’incarnazione, ci accorgiamo che dobbiamo concludere che lui, meditando sul mistero di annientamento del Verbo incarnato ha tratto da tale mistero forza e luce per la sua scelta penitenziale»[3].

Alla luce di questo collegamento con la kenosis del Figlio di Dio, elemento indispensabile per ogni spiritualità e ben presente in quella minima, comprendiamo che: se San Francesco di Paola non può essere estruso dal contesto e dalla spiritualità penitenziale – poiché se cosi fosse lo priveremmo della sua più intima caratteristica – allo stesso modo non possiamo relegarlo al solo deserto o al solo Calvario estromettendolo dalla contemplazione del mistero Natalizio. 

La vita di Cristo, alla luce delle Scritture (Cf. Fil 2,6-11; Eb 10,5-10), è un continuo e inalterato processo penitenziale; non che Dio abbia a doversi convertire, piuttosto è un processo di educazione dell’uomo alla conversione perpetua che trova sì la sua maggiore manifestazione in alcune tappe (Natività, deserto, Passione), ma che viene vissuto in modo ininterrotto dal primo vagito nella mangiatoia di Betlemme all’ultimo grido in Croce sul Golgota. 

Ecco perché mi sento confortato nel dire che Francesco contempla Cristo nella sua interezza e facendo ciò trova nell’unione Gesù-Maria i due punti cardine attraverso cui si è potuta compiere la promessa che l’Eterno fece ad Abramo. 

«Nel mistero dell’incarnazione, secondo le indicazioni bibliche, sia dal punto di vista di Gesù (Fil 2,6-11; Eb 10,5-10) che di Maria (Lc1, 26-38), S. Francesco vede l’esemplarità della penitenza cristiana, perché coglie in tale mistero, da una parte la disponibilità di Gesù ad essere tutto del Padre e a compiere la sua volontà, dall’altra quella di Maria, che accetta la proposta, fattagli dall’angelo in nome di Dio, di essere coinvolta nella disponibilità di Gesù ad incarnarsi per salvare l’uomo, solidale, con lui in tutto»[4]. Con quest’altro estratto del P. Morosini, credo che si sia ben evidenziata l’importanza che questi due misteri principali della cristianità rivestono all’interno della spiritualità minima. Dunque è possibile fare un passo conclusivo. 

Se San Francesco tiene in tal considerazione il mistero del Natale non possiamo non sostenere che nella sua riflessione e nella sua sequela si sia ispirato anche alla figura dello Sposo di Maria che riveste un ruolo fondamentale all’interno del Mistero del Natale. 

Nulla è impossibile a Dio, soleva dire il Paolano, ma credo che siamo tutti concordi nel dire che, se il Creatore ha scelto questa particolare modalità di salvezza per l’uomo e se in esso ha tirato in ballo la presenza del Castissimo Giuseppe, allora possiamo affermare che tale figura, centralissima all’interno della tenera casa di Nazareth, non ha potuto non essere meditata ed imitata dal Paolano. 

Fr. Fabrizio M. Formisano o.m.


[1] III RF, IX, LIII, 131-133.

[2] Cfr. G. Fiorini Morosini, Il mistero del Natale nella spiritualità di S. Francesco di Paola, in Scritti su San Francesco di Paola, Paola 2008, 53.

[3] Ivi, 53.

[4] G. Fiorini Morosini, Il mistero del Natale nella spiritualità di S. Francesco di Paola, in Scritti su San Francesco di Paola, Paola 2008, 55.

“Come due binari: paralleli e concordi”

Una serie di riflessioni su San Giuseppe e San Francesco di Paola

Con l’otto dicembre duemila ventuno si conclude uno speciale anno di riflessione sulla figura di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria e Padre putativo di Gesù. Un anno fortemente voluto da Papa Francesco per commemorare il centocinquantesimo anniversario della elevazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale[1]

Nel documento di indizione di quest’anno giubilare, la Lettera Apostolica Patris Corde, il Santo Padre torna a tratteggiare in modo semplice ma efficace l’importante figura di San Giuseppe che si arricchisce così di nuovi punti di vista sui quali potersi soffermare a meditare. La novità di questo documento non è tanto dogmatica, nel senso che non si aggiunge nulla in più di quanto non fosse già contenuto nella Tradizione e nella Fede della Chiesa, ma piuttosto espositiva. Il Santo Padre, infatti, ci tratteggia San Giuseppe alla luce del Vangelo e del Magistero grazie a delle “categorie” che rispecchiano i bisogni e la mentalità dell’uomo di questo tempo. 

Egli lo identifica come: Padre amato, Padre nella tenerezza, Padre nell’obbedienza, Padre nell’accoglienza, Padre dal coraggio creativo, Padre lavoratore e Padre nell’ombra

Sette “titoli” che ci permettono di riflette, nel concreto dell’esperienza dei nostri giorni, su quell’«uomo giusto» (Mt 13, 55) che fu scelto da Dio come custode del suo disegno di salvezza e come educatore e tutore, davanti agli uomini, del suo Divin Figlio.

Leggendo il testo della Lettera Apostolica Patris Corde e soffermandosi su questi sette nuovi tratti identificativi dello Sposo di Maria, un cuore minimo non può non trovare delle assonanze con il fondatore dei Minimi, San Francesco di Paola. Eppure, per chi è più attento e magari dedito alla sua storia e ai documenti che consentono di ricostruirla, c’è un qualcosa che stona, che non quadra. Infatti, ripercorrendo un po’ tutte quelle che vengono chiamate le fonti minime[2] non si trova mai citato, in modo diretto o indiretto, il nome di San Giuseppe. 

Questo potrebbe essere normale se consideriamo che il Santo Paolano non ha lasciato dei trattati spirituali ben definiti che ci raccontano la sua personale esperienza di fede. Ed altrettanto normale può sembrare se si considera che la spiritualità minima non possiede, fin dal suo principio, una struttura ben ordinata. Con ciò intendo dire che nei primi documenti che si rinvengono riguardanti l’Ordine ci si occupa, per lo più, della Regola e delle cose strettamente essenziali alla strutturazione della nascente realtà dei Minimi[3]

Tutto il bagaglio spirituale “minimitano”, che raccoglie l’esperienza di Fede del Fondatore e dei suoi primi seguaci, si è ordinato e raccolto pian piano, nei periodi successivi fino ai giorni nostri in cui si vanno aggiungendo nuovi studi che mettono in luce altrettanti nuovi aspetti di questa spiritualità ancora viva. 

Se dunque si parte da queste due considerazioni, il fatto che San Giuseppe non sia mai citato può non destare sospetto. Se invece si guarda la questione da un altro punto di vista, quello più popolare, potrebbe nascere una seria domanda: “Ma allora San Francesco di Paola non era devoto di San Giuseppe? Non lo ha considerato come esempio di Fede? Non nutriva verso di lui ammirazione?”.

Alla luce di quanto ci siamo detti, comprendiamo che non è possibile dare una risposta a questa domanda, ovvero non è possibile fare affermazioni di assoluta smentita o di perentoria conferma. Tuttavia possiamo trarre dalle fonti alcune piccole notizie che ci aiutano a ipotizzare che San Francesco di Paola non abbia totalmente ignorato lo Sposo di Maria. 

Proverò a spiegare queste piccole informazioni in un’altra riflessione[4], poiché ciò che mi preme principalmente – motivo per cui nasce questa serie di brevi riflessioni – è sottolineare come San Giuseppe e San Francesco di Paola possano essere immaginati alla stregua di due binari che corrono paralleli verso una medesima meta. Due binari paralleli che per essere percorribili devono necessariamente essere anche concordi tra loro. Ovvero entrambi devono seguire le stesse inclinazioni e le medesime curve altrimenti sarebbero impraticabili per qualsiasi mezzo; più che impraticabili, oserei dire, inutili. Ma questo non è il nostro caso. 

Non che San Francesco possa essere considerato una copia identica del Padre putativo di Gesù. Non è cosi e non potrebbe esserlo, ma piuttosto cercando bene possiamo trovare diversi punti, appena appena evidenti, che ne uniscono la vita e soprattutto l’esperienza di fede.

Possiamo immaginarli entrambi aggrappati ad un unico bastone, simbolo della fortezza ma anche della custodia, mentre guardano verso un’unica meta, il dolce Gesù, che per entrambi è stato unico motivo di vita.

Comprendo che qualcuno potrebbe essere reticente ad accettare quest’immaginazione. Come, dunque, imbastire la riflessione? La cosa non è molto complessa. Infatti, anche se San Francesco di Paola nella sua vita di fede, in base ai documenti che oggi conosciamo, non si è ispirato e riferito direttamente a San Giuseppe, grazie a questi nuovi punti di vista che Papa Francesco ci ha donato, possiamo comprendere come ci sia in entrambi un muoversi in simbiosi, un agire nello stesso modo alla sequela del progetto di Dio e alla volta dell’ascolto e compimento della Parola Divina. 

Credo sia allora opportuno domandarsi quali sono i titoli che ci possono permettere di porre queste due figure in parallelo. Dalla mia riflessione ne ho estratti cinque che penso possano essere significativi: Padre nell’obbedienza (I), Padre nell’accoglienza(II), Padre nel coraggio creativo(III), Padre nella tenerezza (IV) e Padre amato(V)

Vi auguro una buona lettura e spero che questi spunti di riflessione possano essere proficui per la propria personale devozione e crescita spirituale. 

[Continua…] 

Fr. Fabrizio M. Formisano o.m.


[1] San Giuseppe è stato dichiarato Patrono della Chiesa Universale, dal Beato Pio IX, con Decreto della Sacra Congregazione dei Riti (Quemadmodum Deus), del 8 Dicembre 1870. 

[2] Con “Fonti Minime” si intende la raccolta di tutti i documenti riguardanti San Francesco di Paola e la fondazione dell’Ordine dei Minimi. Ci riferiamo quindi: alle lettere e alle Regole scritte da San Francesco di Paola ma anche ai Processi per la sua canonizzazione e alle prime agiografie scritte dai suoi contemporanei. Tutti quei documenti che ci raccontano, in modo implicito ed esplicito, la nascita e i primi passi dell’Ordine dei Minimi. Un’edizione recente di queste fonti è stata curata da P. Giovanni Cozzolino o.m.: Alla sorgente del carisma di San Francesco di Paola, Edizioni Minime, Lamezia Terme 2002.

[3] Su quest’aspetto corre l’obbligo porre l’asterico poiché tali informazioni le dobbiamo riferite alle fonti minime ad oggi conosciute. Potrebbero, infatti, esserci degli altri documenti che al momento sono non conosciuti e che potrebbero mettere in luce delle altre verità più precise.

[4] Intitolata “La luminossissima festa del Natale”.