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Tag: riflessioni minime sulla quaresima

Mercoledì della I Settimana  di Quaresima – 1 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Gn 3, 1-10; Sal 50 (51))

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11, 29-32)

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:

«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.

Nel giorno del  giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Riflettiamo insieme

La nostra vita è piena di immagini di segnaletica: per strada, nelle App del cellulare, su Google cerchiamo sempre il modo per non sbagliare la direzione. Ma siamo talmente saturi e annoiati di queste indicazioni che spesso non ci facciamo più caso, e ci perdiamo comunque. Il tempo di Quaresima ci viene offerto per fermarci e per cominciare a discernere tra tanti segnali il vero Segno.

Giona passa tre giorni nel buio ventre del pesce: un’esperienza desolante, frutto del suo fuggire da Dio, per non aver compreso che Dio è misericordioso e pietoso… di grande amore. Nel buio comprende la necessità della luce e si arrende: convertendosi, diventa segno per la conversione degli altri. Si imbatte in questo Dio che trova il tempo affinché possiamo conoscerlo, essere liberati dal peccato e corrispondergli innamorandoci di Lui. Nel suo amore Dio eccede con gli abitanti di Nìnive e lo fa anche con noi. Eccede, cioè va oltre il limite, anche il nostro. Sta a noi decidere se andare oltre anche noi e accogliere il Segno – Cristo, e incamminarci verso la Meta – ossia la vita in Lui.

Preghiamo insieme

Signore Gesù, donami di comprendere che Dio è misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore. Donami di potermi così da diventare segno per la conversione degli altri. Amen.

Martedì della I Settimana  di Quaresima – 28 Febbraio 2023

Liturgia della Parola (Is 55, 10-11; Sal 33 (34))

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6, 7-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Riflettiamo insieme

Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori…”. Gesù ci insegna a pregare chiedendoci di pronunziare una frase che alcuni di noi potrebbero elevare solo con le labbra. “Come posso perdonarlo dopo il male che mi ha fatto, che mi fa e che ancora intende arrecarmi?”. Eppure in questa frase è sottintesa una verità grandissima e luminosa: se abbiamo accolto il perdono di Dio nei nostri confronti, solo allora possiamo perdonare gli altri. 

“Perdonare” non significa agire ingenuamente, permettere al colpevole di proseguire nelle sue scelleratezze, ma impedire che – in qualsiasi forma! – il torto ricevuto generi in noi altro male. E allora, come avrebbe detto san Giovanni Bosco, “la vendetta del vero cattolico è il perdono e la preghiera per la persona che ci offende”. Perché lo scopo della vita terrena è divenire simili a Gesù. Vocazione apparentemente inaudita, ma che la Rivelazione ci conferma essere vera e quindi possibile.

Preghiamo insieme

Signore, lo Spirito Santo mi insegni a cercare sempre il Tuo volto, nonostante tutto e tutti ed attraverso tutto e tutti!

Lunedì della I Settimana  di Quaresima – 27 Febbraio 2023

Liturgia della Parola (Lv 19, 1-2.11-18; Sal 18 (19))

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.

Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.

E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Riflettiamo insieme

Ciò che colpisce del vangelo di oggi è la reazione dei benedetti da Dio e dei maledetti che nello stupore risponderanno al Re allo stesso modo: “Quando mai ti abbiamo visto affamato… e ti abbiamo (o non ti abbiamo) servito?”. 

Il rischio che corriamo è quello di credere che Cristo e la nostra fede siano qualcosa che ha a che fare solo con le “cose di chiesa”. Il Signore mostra il suo sguardo nel segreto della nostra quotidianità, identificandosi con gli ultimi di cui spesso siamo prossimi. Ma attenzione, questo brano evangelico non ci sta dicendo semplicemente che bisogna stare attenti agli ultimi perché occorre essere buoni, ma vuole aprirci gli occhi per rendere vera la nostra fede: Cristo si è fatto ultimo e rimane ultimo! Per cui ciò che facciamo o non facciamo agli ultimi, lo facciamo o non lo facciamo a chi è ultimo: Cristo.

La salvezza dunque passa da questa fede concreta che ci dà la capacità di andare nel profondo della realtà che viviamo per essere con Cristo in ogni momento.

Preghiamo insieme

Signore Gesù, che negli ultimi di ogni tempo ti fai nostro prossimo, dammi la capacità di aprire gli occhi alla vera luce della Fede. 

Fa che il mio agire sia mosso dall’amore per Te e per i fratelli che hai posto sulla mia strada e che mai si macchi del desiderio del protagonismo e della lode umana. Amen. 

I Domenica di Quaresima – 26 Febbraio 2023

Liturgia della Parola (Gen 2,7-9.3,1-7; Sal 50 (51); Rm 5,12-19)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 4, 1-11)

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Riflettiamo insieme

Nel tempo della prova ci chiediamo: «chi è, o quale è il cardine attorno al quale ruota la nostra vita? Chi desideriamo sopra ogni altra cosa?».

Gesù è portato dallo Spirito nel deserto per porre definitivamente una distinzione radicale tra Lui e lo spirito maligno, il quale ci spinge ad appoggiare la vita sul potere, sull’avere, sul desiderio malsano. Gesù lo ha vinto per la sua tenace relazione d’amore e di fiducia con il Padre.

Restando uniti a Lui nella Chiesa, il nostro desiderio ritrova la giusta direzione, la via sulla quale gli angeli si fanno vicini e si costituiscono nostri servitori.

Preghiamo insieme

Signore Gesù, nel tempo della prova, hai desiderato restare nell’amore del Padre. Nel deserto hai respinto lo spirito del desidera il male. Aiutami a desiderare il bene, a non smarrire la via che desidera te.  Amen.

Sabato dopo le Ceneri – 25 Febbraio 2023

Liturgia della Parola (Is 58,9b-14;Sal 85 (86))

Dal Vangelo secondo Luca (Luca 5, 27-32)

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa.

C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola.

I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Riflettiamo insieme

Si alzò e lo seguì, è questa la risposta che Levi (Matteo) dà all’invito rivoltogli da Gesù. Non parole, non discorsi ma due azioni ben precise: alzarsi dalla sua miseria e lasciare ogni finto potere. Sono questi, per la storia di Levi, i verbi della sua liberazione, i verbi dell’amore, i verbi della misericordia che agiscono nella sua esistenza. 

Tuttavia, sarebbe da sprovveduti pensare che una semplice parola, Seguimi, abbia potuto da sola generare tutto questo. Vorrebbe dire, credere che Dio si impone sull’uomo… non è così e mai lo è stato. Condizione necessaria per quell’invito è la coscienza di sé, della propria storia, della propria fragilità, del proprio peccato e della possibilità futura di peccare. Alla base dell’invito di Gesù c’è il cuore turbato di Levi, un cuore che ha iniziato a seguire nell’ascolto il Maestro e che si è scavato dentro, un cuore che si è riconosciuto prima malato a causa del peccato e poi bisognoso di guarigione. 

Ecco la missione di Gesù: chiamare i peccatori perché si convertano. Ecco la penitenza di Gesù: abbandonare la sua divinità per scendere a chiamare i peccatori alla salvezza.

Preghiamo insieme

Signore Gesù, fa che il mio cuore si possa turbare dinanzi al tuo annuncio; fa che la tua Parola mi scavi dentro e mi riporti alla realtà di ciò che sono; fa che il mio orecchio non sia sordo al tuo invito e che anche io possa alzarmi e lasciare tutto. Te lo chiedo per la tua amorosa penitenza.

Amen

Venerdì dopo le Ceneri – 24 Febbraio 2023

Liturgia della Parola (Is 58, 1-9a; Sal 50 (51))

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9, 14-15)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Riflettiamo insieme

Oggi ci viene fatta la domanda inversa: perché digiunare? La risposta si scorge, come sempre, nella Parola di Dio: quando lo Sposo è presente e si fa riconoscere come Messia, si vive la vera gioia e noi la possiamo incontrare nel Risorto. Ma per vivere la risurrezione, abbiamo bisogno di passare dalla passione e dalla croce. La Quaresima ci invita a percorre questa via e sperimentare l’assenza dell’Amato anche attraverso il digiuno. Non come privazione fine a se stessa, voluta da Dio come sacrificio, ma come una rinuncia valida a favorire l’incontro la tra nostra povera condizione umana e questo Dio, che quella debolezza l’ha assunta su di sé, per trasformarla nella bellezza di essere figli. San Francesco di Paola ci mostra, con la sua vita, come prendere cognizione della propria limitatezza e del proprio peccato e di come riconoscere la necessità della salvezza e del ritorno a Dio e ci ricorda che il vero digiuno ci aiuta ad uscire dal torpore dell’egoismo e cominciare a vedere Dio ritrovarlo anche nel prossimo e quindi “condividere il pane con l’affamato, ecc.” Vederlo per credere e per credergli.

Preghiamo insieme

Signore Gesù, aiutami in questa quaresima a comprendere il valore e l’importanza dell’ascesi, così da non compiere meri gesti esteriori ma veri atti d’amore verso di Te e i fratelli. Amen. 

Giovedì dopo le Ceneri – 23 Febbraio 2023

Liturgia della Parola (Dt 30, 15-20;Sal 1;) 

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9, 22-25)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

Riflettiamo insieme

Una istintiva lettura di questo brano ci spinge ad identificare la croce di cui parla Gesù con la sofferenza, ma in realtà siamo invitati a concentrarci sul tema della testimonianza. Volendo infatti usare un’immagine moderna, in quanto strumento di morte, la “croce” di cui Egli parla potrebbe oggigiorno essere sinonimo di sedia elettrica o plotone di esecuzione. L’esempio ovviamente ha il mero scopo di far luce sulle intenzioni di Gesù, perché l’invito del Vangelo ci interpella sulla disponibilità ad accettare l’ignominia, il rifiuto e la – figurata o reale – “condanna a morte” in nome della testimonianza evangelica.

Sant’Agostino scrisse che “La ricompensa dell’amante è l’amato”: poche parole, ma capaci di ricordarci che il vero cristiano, ossia colui che prende la sua croce ogni giorno e Lo segue, ha come ricompensa Lui stesso e non è in cerca d’altro. Dovendo scegliere, preferiremmo onori e glorie o la (vera) comunione con persona amata? Per chi ama veramente, non vi è che una risposta.

Preghiamo insieme

O Dio, ti prego con le parole di san Tommaso d’Aquino che alla domanda di Gesù sul cosa desiderasse, rispose “Nient’altro che Te, Signore”. Donami di adorarTi come a Te piace! Amen.

Presentazione

«Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”» (Mc 14, 37-38). 

Una notte buia, una cena con gesti il cui vero significato – i discepoli – non comprendono a pieno, un annuncio sconvolgente, Giuda che esce solo e un interrogativo che scava nel cuore di tutti: è l’inizio della sequenza dei momenti più densi che costituiranno la passione di Gesù, l’inizio di quel sacrificio eterno che darà al mondo la salvezza. 

Tuttavia, prima che ogni cosa giunga a compimento, prima che il Figlio dell’uomo sia consegnato (cf. Mc 10, 33), Gesù sente l’esigenza di ritirarsi in preghiera. Va, dunque, al Getsemani con tutti i discepoli e li fa sedere mentre Lui va a pregare; si sposta più avanti e associa a sé Pietro, Giacomo e Giovanni perché, essi che erano stati testimoni della trasfigurazione sul Tabor (cf. Mc 9, 2), gli fossero più vicini in quell’ora di dolore: «Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate”» (Mc 14, 34). Poi, si allontana di poco e inizia a pregare intensamente: «E diceva: “Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”» (v. 36). 

Il dramma di Gesù è sconvolgente. In questo momento compie la scelta umana più complessa nell’esistenza di tutti: accettare o rifiutare la volontà di Dio quando questa comprende dolore e sofferenza? E se si accetta, fino a quanto si è disposti ad essergli fedeli anche in ciò che non si era previsto? 

Gesù compie la sua scelta: non la mia ma la tua volontà! Così facendo, ancora una volta, ci mostra concretamente la sua penitenza: rinuncia alla sua volontà, alle sue prerogative divine, per essere fedele al Padre e al disegno d’Amore. Ecco, allora, un’istantanea del Cristo penitente, che dovremmo sempre ricordare. 

Passa poco tempo, un’ora appena, e Gesù torna da Pietro, Giacomo e Giovanni ma li trova addormentati. Così pronuncia l’invito che diviene il titolo di questa piccola pubblicazione: «Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: “Simone dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”» (vv. 37-38). 

Vegliare e pregare, sono queste le due azioni che Gesù ci chiede di compiere nei momenti più intensi e travagliati della nostra esistenza quando si tratta di scegliere le cose più importanti. 

Vegliare e pregare per sfuggire allo spirito del mondo che come una piovra ci corteggia con i suoi mille forti tentacoli per trascinarci in abissi che per noi sono mortali: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo» (Lc 21, 34-36).

Vegliare e pregare, il binomio che sta alla base del Tempo di Quaresima, dove preghiera, digiuno ed elemosina diventano strumenti di discernimento per la comprensione della volontà di Dio e per la scelta da compiere. 

Vegliare e pregare, è l’atteggiamento di San Francesco di Paola durante il Tempo di Quaresima ma è anche il nucleo sul quale poggia il suo Carisma penitenziale. Di lui, dal discepolo Anonimo contemporaneo primo agiografo, ci è detto: «[I]l buon Padre rimase per tutto il tempo della quaresima chiuso nella sua cella, senza che nessuno, potesse conoscere né accorgersi se egli aveva qualcosa da bere o da mangiare. Durante questo tempo, i Paolani spesso andavano per rompere la detta cella, pensando e credendo che egli fosse morto. Ma una volta cominciarono a romperla, per cui il buon Padre, diede qualche segno che egli non era morto. Allora quegli uomini se ne stettero tranquilli, e anche i detti frati rimasero tutti stupiti»[1].

Questo stile di vita, da San Francesco di Paola, non è relegato alla sola quaresima liturgica, bensì viene esteso a tutto l’anno e per tutto il tempo della vita, seppur in modo differente da come lo ha vissuto lui personalmente. Ecco la vita quaresimale professata dai Frati Minimi: una vita che si fonda sulla perenne esigenza della veglia e della preghiera. La veglia resa possibile da una vita che si basa sull’essenziale, sotto la forma dell’ascesi quaresimale perpetua, la preghiera che mira ad essere pura, intimo dialogo con Dio, scevra da ogni tipo di legame ed inquietudine mondana. 

Si potrebbe dire che i Frati Minimi si propongano di continuare la veglia penitenziale preparatoria alla passione alla quale sono stati chiamati Pietro, Giacomo e Giovanni, ma che il sonno ha interrotto. Una penitenza che vuole essere presenza nella sofferenza di Cristo che è amore puro per Dio e per l’umanità intera. 

Vegliare e pregare, sono questi i due fini per cui nasce questo piccolo opuscolo. In esso troverete: gli estremi della Liturgia della Parola giornaliera, la pericope evangelica del giorno, una piccola riflessione e una breve preghiera. Piccoli spunti che vogliono essere come scintille che accendono il fuoco nel torpore della quotidianità per spronarci a ruminare la Parola di Dio e così imparare a vegliare e pregare.

Un grazie a: P. Alfonso M. Longobardi o.m., Vicario parrocchiale della Basilica di S. Andrea delle Fratte/Santuario della Madonna del Miracolo in Roma, fr. Fabrizio M. Formisano o.m., Religioso studente in Teologia, M.R.P. Francesco M. Carmelita o.m., Correttore Provinciale della Provincia S. Maria della Stella dell’Ordine dei Minimi, M.R.P. Giacomo D’Orta o.m., Assistente Generale dell’Ordine dei Minimi e Parroco della Basilica di S. Andrea delle Fratte/Santuario della Madonna del Miracolo in Roma, P. Taras M. Yeher o.m., Membro della Comunità del Convento di S. Andrea delle Fratte in Roma, per aver redatto i commenti e le preghiere che costituiscono queste pagine.

Fr. Fabrizio M. Formisano o.m. 

Il sussidio può essere scaricato anche in formato Pdf dal seguente link:


[1] Anonimo, Vie et miracles de S. Francois de Paule Istituteur de l’Ordre des Freres Minimes, in La vita di san Francesco di Paola raccontata dall’Anonimo discepolo contemporaneo nel testo originale francesce ritrovato dal p. Rocco Benvenuto o.m., a cura di G. Fiorini Morosini e R. Quaranta, Rubettino, Soveria Mannelli 2019, 102.

Credits:

Ordine dei Minimi

– Provincia S. Maria della Stella

– Santuario Madonna del Miracolo/Parr. S. Andrea delle Fratte

Vegliate e pregate. Riflessioni quotidiane per il Tempo di Quaresima (Anno A). 

© Provincia S. Maria della Stella – Ordine dei Minimi

Via Stella n. 25 

80135 – Napoli

© Basilica Parrocchiale S. Andrea delle Fratte – Santuario Madonna del Miracolo

Via di Sant’Andrea delle Fratte, 1

00187 – Roma

Progetto grafico:

Fr. Fabrizio M. Formisano o.m

In copertina: San Francesco di Paola in preghiera nella grotta, olio su tela, ignoto, Convento di S. Andrea delle Fratte – Roma

Fine redazione: Febbraio 2023

Proprietà letteraria riservata.

Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti. 

Mercoledì delle Ceneri – 22 Febbraio 2023

Liturgia della Parola (Gl 2, 12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5, 20-6, 2;)

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6, 1-6.16-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Riflettiamo insieme

Mercoledì delle ceneri. Inizia la Quaresima e il Vangelo ci indica l’essenziale per la nostra vita: praticare la giustizia in ciò che si vive, non tanto per essere visti dagli altri, ma per far risplendere in noi la bellezza di Dio. Questo perché quando si perde di vista ciò che è essenziale, ad avere la peggio è la verità che risplende in noi. Allora ben venga la Quaresima con i suoi capisaldi: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. 

Gesù dice di fare attenzione: “Quando fai l’elemosina non suonare la tromba”, “Quando pregate, non siate simili agli ipocriti”, “Quando digiunate, non diventate malinconici”. L’invito è quello di vivere queste cose nella verità e nel segreto perché Dio vede nel profondo dei cuori ed è lì che ci incontra. Le ceneri poste sul capo saranno accompagnate da un monito: “Convertiti e credi al Vangelo!”. Risuoni in noi questa parola e porti frutto perché il nostro cuore ha bisogno di incontrare il Signore nella verità e nella concretezza di ciò che viviamo.

Preghiamo insieme

Signore Gesù, che oggi mi fai dono di un nuovo Tempo di Quaresima: fa che possa riscoprire in me la bellezza di Dio; fa che il digiuno, la preghiera e l’elemosina non siano per me pesi insostenibili ma strumenti per amare e lasciarmi amare da Te e dai fratelli. Amen.