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Tag: riflessioni minime sulla quaresima

Venerdì V Settimana di Quaresima – 31 Marzo 2023

LIturgia della Parola (Ger 20, 10-13; Sal 17 (18))

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 31-42)

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 

Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. 

Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Riflettiamo insieme

Bestemmiare significa diffamare, ingiuriare la reputazione di qualcuno. Nell’odierno brano evangelico questa accusa viene mossa da alcuni nei confronti di Cristo rispetto alla reputazione di Dio. È un chiaro sintomo della schizofrenia spirituale di costoro: i loro antenati hanno lapidato i profeti per l’annuncio di sventure ed essi vogliono uccidere Cristo, invece, per le sue le opere buone nei loro stessi confronti. Si trincerano dietro questa inutile difesa del nome di Dio perché fa loro paura accogliere la libertà dei figli di Dio. 

M. Buber scriveva che ciò “che conta in ultima analisi: [è] lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica”. 

Dio non lo si cattura, ma lo si accoglie. Lo si accoglie quando si sperimenta la verità della Parola di Dio nella vita dei suoi santi che hanno istaurato un’autentica relazione con lui. Essi hanno incontrato il suo volto andando oltre la ricerca dei segni, e credendo in lui si sono lasciati catturare dal suo amore.

Preghiamo insieme

Signore Gesù, donami si saper godere della libertà che mi proviene dall’essere figlio di Dio. Donami di saperla ben comprendere e di saperla ben utilizzare. Amen.

Giovedì V Settimana  di Quaresima – 30 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Gen 17, 3-9; Sal 104 (105))

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 51-59)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?».

Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: ”È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia».

Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».

Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Riflettiamo insieme

Per comprendere appieno questo brano occorre una particolare conoscenza non solo della Scrittura, ma anche di elementi extra-biblici ed etimologici. Tuttavia c’è una frase che risplende per chiarezza ed immediatezza: “Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio”. Una delle tristezze più comuni in cui l’uomo piomba è il cercare la propria realizzazione nei valori del mondo (gratificazioni umane, potere…) o in se stessi (superbia, libertinaggio…), mentre la risposta profonda alla nostra sete di felicità – ci ha detto Gesù – risiede nell’autentica relazione filiale con Dio.

Quando l’amore tra due creature è vero e maturo, allora la gioia dell’uno è motivo più che sufficiente per quella dell’altro, e il cristiano applica tutto questo a Dio vedendo in Lui, nel Suo compiacimento, la prima ragione della propria contentezza.

Riflettiamo su questo tema, immaginando che Gesù ci dica proferendo una sentenza del grande Sant’Agostino: “Se sei innamorato di me, capirai ciò che Io dico”.

Preghiamo insieme

Gesù, Redentore del mondo, che io possa amare come ami Tu, vedere ogni cosa coi Tuoi occhi e donare al prossimo la mia vita sul Tuo esempio, per avere in premio Te, che sei la vita!

Mercoledì V Settimana  di Quaresima – 29 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Dn 3, 14-20.46-50.91-92.95; Sal da Dn 3, 52-56)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 31-42)

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».

Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».

Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Riflettiamo insieme

Rimanere nella sua parola è la condizione necessaria per essere discepoli di Gesù, conoscere la verità ed essere liberi. 

Non si tratta soltanto di ascoltare la sua parola e metterla in pratica, ma di dimorarci dentro. È questa l’intenzione di Gesù, che la sua parola sia la nostra casa, il luogo in cui abitiamo per essere protetti e riparati, per vivere una relazione intima. È uno stare sempre dentro, per consumare tutto il nostro tempo fino allo spreco e poter avere uno sguardo sui doni di Dio e non essere più schiavi. La nostra condizione umana, infatti, è schiava del peccato e ha un gran bisogno di essere liberata. 

Abitare la sua parola corrisponde, dunque, all’essere abitati da essa per essere sposati dalla verità che è Cristo Gesù, l’amore di Dio padre che si è fatto carne. Questo incontro ci libera dal peccato, da noi stessi, dall’invidia, dall’orgoglio e dalle passioni, ci riveste della libertà dei figli che abitano nella casa di Dio, dove tutto ciò che è suo e anche nostro. 

Preghiamo insieme

Signore Gesù, fa ch’io possa dimorare nella tua Parola, che possa vincere l’invidia, l’orgoglio, la divisione, le passioni, per essere ricolmo della tua Carità. Amen.

Martedì V Settimana  di Quaresima – 28 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Nm 21, 4-9; Sal 101 (102))

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 21-30)

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».

E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».

Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.

Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

Riflettiamo insieme

La nostra libertà consiste nell’essere creature amate e salvate da Dio. Questa è la verità che Gesù porta nel mondo: in Lui, nella sua missione, conosciamo la nostra vocazione eterna. Non c’è vera libertà se non in questa conoscenza, dalla quale scaturisce una vita filiale, non dominata dalla legge della paura e del giudizio, ma dalla libertà dei figli amati. È vero infatti che si è schiavi delle proprie passioni che divengono vizi, della paure e delle convenzioni, illudendosi di essere liberi. Solo Gesù, portandoci al Padre ci rende davvero liberi. Liberi, perché coscienti di essere amati.

Preghiamo insieme

Gesù, tu sei la Verità che mi fa libero, Tu sei il Maestro che mi strappa dall’errore che mi fa schiavo. In Te io so di essere figlio, figlio amato, nella Tua parola trovo la via. Che io non la dimentichi, che io non la smarrisca, che io resti ai tuoi piedi, discepolo. Amen.

Lunedì V Settimana  di Quaresima – 27 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Dn 13, 1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22 (23))

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 1-11)

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

Allora gli scribi e i farisei gli condussero una a sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più̀ anziani.

Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Riflettiamo insieme

Intere generazioni di fedeli si sono interrogate su cosa scrivesse Gesù sulla sabbia mentre i farisei aspettavano una scusa per inveire contro di lui e contro la donna. Una risposta certa non la si avrà mai.. alcuni hanno ipotizzato che Gesù scrivesse i peccati di quei uomini ormai logorati dalla loro idea di legge e di giustizia. 

Gesù li spiazza: chi non ha peccato scagli per primo la pietra. Attenzione! Gesù non giustifica l’operato della donna, anzi alla fine le ordina anche di non peccare più, piuttosto mette a tacere l’indole di accusatore che giace nel profondo dell’uomo. Quelli, che erano venuti per condannare in ogni caso qualcuno – la donna o Gesù, dipendentemente dalla risposta che avrebbe dato – lasciano le pietre e vanno via, uno ad uno; sono stati disarmati dalla misericordia di Dio, che scinde il peccato dal peccatore e che cerca la vita di quest’ultimo e non la sua morte. 

Preghiamo insieme

Signore Gesù, spegni in me il giustizialismo ed accendi la sete della Tua giustizia. Abbracciami con la tua misericordia ed insegnami ad essere misericordioso. Amen.

V Domenica di Quaresima – 26 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Ez 37, 12-14; Sal 129 (130); Rm 8, 8-11)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 11, 1-45)

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.

Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare».

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Riflettiamo insieme

Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Il verbo utilizzato per manifestare l’affetto che Cristo ha nei confronti di questi tre amici ci parla di un amore totalizzante, inteso e coinvolgente. Questo amore profondissimo ma libero di Gesù imbastisce sfondo al drammatico episodio della morte di Lazzaro. A Dio non basta darci un contentino per assaporare un po’ di felicità continuando a vivere nell’ombra della morte. Lui, infatti, ci riporta in vita. 

In una semisconosciuta canzone di un cantautore italiano ho ascoltato queste parole: per capire gli ultimi serve una ferita… L’evento di Cristo dall’incarnazione alla risurrezione, fino alla Pentecoste è una fessura nella vita dell’umanità, che paradossalmente non è portatrice di morte ma di vita. Colui che è la Vita stessa, vedendo il dolore del distacco e dei conseguenti delusioni e risentimenti da parte dei suoi amici, ha un moto di sdegno interiore di fronte alla manifestazione e all’esperienza del male. Egli anche oggi proclama: Io sono la risurrezione e la vita […] Credi questo? Crediamo anche noi che Cristo, il Vivente possa sconfiggere la nostra morte e il nostro male? E qui che si gioca il futuro da figli di Dio di ognuno di noi.

Preghiamo insieme

Signore Gesù, che passando tra le miserie degli uomini hai provato compassione, donaci di sperimentare la consolazione che viene da Te e di credere fermamente che solo Tu sei la risurrezione e la vita. Amen.

Sabato – Solennità dell’annunciazione – 25 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Is 7, 10-14.8, 10c; Sal 39 (40); Eb 10, 4-10)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Riflettiamo insieme

Nella solennità dell’Annunciazione il nostro cuore è invitato alla gioia perché richiamato al commuovente mistero dell’Incarnazione. La Lettera agli Ebrei ci dice che il Figlio di Dio pronunciò il Suo “Eccomi” al Padre e si incarnò per fare la Sua volontà (cfr. Eb 10,5-7) e, da parte sua, similmente fece Maria.

Non è possibile somigliare loro se il perché del nostro “Eccomi” non è il frutto di una profonda considerazione di questo amore divino. San Pietro, negli avvenimenti precedenti la Pentecoste, ne è un esempio concreto: il suo zelo era autentico ma non radicato in Dio, e per questo fu incapace di realizzare i suoi propositi.

Cosa ci dice dunque il Signore? Che Egli si è incarnato non perché vittima delle circostanze, ma per spingere l’uomo ad accogliere una redenzione che, mediante Suo Sangue e il mirabile esempio della Sua vita, fosse anche capace di elevarci alle vette della virtù.

Solo immergendoci in tale amore possiamo accostarci con piena fiducia al trono di Dio, al fine di sperimentare la Sua dolcissima grazia (cfr. Eb 4.16).

Preghiamo insieme

Maria, dolce madre del Cielo, ottienimi dal Signore la grazia di non deluderLo mai: possa io renderLo felice come tu hai fatto, nei tuoi giorni terreni.

Giovedì IV Settimana di Quaresima – 23 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Es 32, 7-14; Sal 105 (104))

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 5, 31-47)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:

«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.

Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.

Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.

Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?

Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Riflettiamo insieme

La sicurezza religiosa di chi ha Dio in tasca, di chi crede di conoscerlo perfettamente, e la causa della cecità dei giudei ai quali Gesù rimprovera di scrutare le Scritture a vuoto, di guardare senza vedere.

Quest’atteggiamento tenta di annullare la distanza fra la creatura e il Creatore, tra il salvato e il Salvatore. Dio è infinitamente oltre la nostra possibilità di comprensione. Mentre in Gesù svela il suo volto di Padre, lo rivela nello scandalo della Croce. Ci è chiesta come lente attraverso la quale entrare in relazione con Lui.

Preghiamo insieme

Signore, salvami dalla pretesa di sapere, liberami dalla protervia di “possederti”, Tu che ti lasci possedere solo dall’amore degli umili. Amen.

Venerdì IV Settimana di Quaresima – 24 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Sap 2, 1a.12-22; Sal 33 (34))

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 7, 1-2.10.25-30)

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.

Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi  di nascosto.

Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».

Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».

Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

Riflettiamo insieme

Tutti si stupiscono perché Gesù non sia stato ancora imprigionato e messo a morte. Giovanni spiega che non era ancora giunta la sua ora. Un modo, questo, per indicare che in realtà c’è un momento fissato da Dio padre per il compimento dell’opera della salvezza che non era certo quello. L’ora di Gesù corrisponde all’evento pasquale, alla sua glorificazione, al momento della croce dove donando la vita, vivrà a pieno la sua vocazione di Agnello di Dio sacrificato per la salvezza dell’umanità. 

Le persone del tempo entrano in contrastato con lui perché si sosteneva l’origine misteriosa del Messia ed essendo Gesù proveniente da Nazareth, non poteva che essere un impostore per costoro. Ma Gesù parlando di sé mostra loro che la sua origine effettivamente è sconosciuta. Non riconoscendolo come inviato del Padre, non riconosco colui che lo ha inviato e cioè Dio. È un punto di rottura quello che si vive, ma nessuno riuscirà ad arrestarlo perché non era giunta la sua ora della redenzione. 

Preghiamo insieme

Signore Gesù, fa che possa riconoscere che Tu sei l’inviato del Padre, fa che non fraintenda le tue parole, fa che possa essere partecipe alla tuo ora di salvezza. Amen. 

Mercoledì IV Settimana  di Quaresima – 22 Marzo 2023

Liturgia della Parola (Is 49, 8-15; Sal 144 (145))

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 5, 17-30)

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.

Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.

In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.

Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.

Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Riflettiamo insieme

Volevano ucciderlo perché chiamava Dio dicendo “il Padre mio”. Per la religione ebraica pensare a Dio come un Padre non è problematico soltanto in relazione al popolo: Dio è Padre dell’intero popolo di Israele, non del singolo individuo, e lo è per Sua volontà. Il rapporto che invece Gesù manifesta di avere con il Padre è diverso, più profondo, viscerale e questo per gli ebrei suonava come una bestemmia… ed ecco che monta l’odio nei confronti di Gesù. Ma qual è il nostro rapporto con Dio? È un rapporto formale, nazionalista o è un rapporto intimo? 

Gesù, nell’ultima parte del vangelo di oggi, ci rivela una cosa importantissima: il giudizio dipenderà da ciò che ascolterà… Il Padre si è pronunciato per una Parola di salvezza, ma noi cosa racconteremo della nostra vita in sede di giudizio? Diremo che abbiamo amato, che ci siamo sforzati di farlo con sincerità? Diremo che abbiamo cercato Dio con tutto il cuore e che abbiamo sentito nostalgia di Lui? O porteremo un triste bilancio di misfatti e ingiustizie, di chiusure ed egoismo?

Preghiamo insieme

Signore Gesù, fa che possa ascoltare la tua voce e possa credere fermamente nel Padre che ti ha mandato, così da non andare al giudizio e poter passare dalla morte alla vita. Amen.